Una cancellata per proteggere la chiesetta di Promontorio

Rivista: Gazzettino Sampierdarenese
Editore: S.E.S. – Società Editrice Sampierdarenese
Luogo di pubblicazione: Genova
Data: Settembre 2015, anno XLIV, n°7

Descrizione

Non è come il muro tra Ungheria e Serbia…

Si, è una cosa molto diversa. Ma è pur sempre uno sbarramento realizzato per separare un “dentro” da un “fuori”, per tenere lontano da “dentro” ciò che di sgradevole c’è “fuori”. In un articolo del Gaz di cinque anni fa scrissi – più o meno che su una collina raggiungibile attraverso strette creuze di campagna tra panorami aperti sulla città e sul mare c’è la chiesetta di San Bartolomeo Apostolo di Promontorio; antica assai, risulta risalire al 1090 e fu eretta dai monaci Benedettini Vallombrosiani che nel 1064 avevano costruito, più in basso, l’abbazia di San Bartolomeo del Fossato. Il parroco di Promontorio, don Alessandro, regge una comunità vivace e attiva, col gruppo di preghiera alla Madonna, la distribuzione dei viveri ai poveri, le belle veglie pasquali alla luce delle candele e delle stelle, la venerata immagine della Madonna della Salute, il bel campanile romanico (la torre nolare, come dicono gli architetti)… Tutto molto bello per gli occhi e per l’anima, ma la posizione isolata della chiesa è causa di qualche problema e la “Piazza della Chiesa” – come recita una stintissima targa toponomastica – abbellita da vasi di fiori e ombreggiata da grandi ippocastani sta per essere chiusa da una cancellata.

A suo modo graziosa ed elegante ma incongrua al contesto “mistico” del luogo. Però ha le sue ragioni: un luogo così tranquillo suscita spesso l’interesse di chi cerca buio e tranquillità per soddisfare inopportuni desideri personali o di gruppo con abuso di alcool e forse droghe, vandalismi gratuiti, intrusioni nei terreni privati intorno alla chiesa… Don Alessandro, indaffarato parroco del Promontorio e di Belvedere, mi racconta di aver assistito personalmente a episodi di questo genere; quando abitava lì riusciva a scacciare gli eventuali intrusi ma ora vive al Belvedere e gli attuali custodi della canonica di Promontorio sono anziani e non hanno il “physiquedu-rôle” per tenere lontani i giovani disturbatori. C’è anche il progetto di dare colore alle pareti  esterne della chiesa ora grigie e stinte e c’è il duplice rischio che le impalcature vengano vandalizzate e che qualche incosciente si arrampichi sui ponteggi  rischiando di  cadere  e  farsi  male.  Quindi  la chiusura della piazzetta è inevitabile. Dalle parole scambiate con alcune persone incontrate per via sembra che la maggior parte  sia  d’accordo col parroco ma qualche voce contraria c’è: “qui è sempre stato tutto aperto, e ragazzi che fanno casino ce ne sono sempre stati, adesso non è più grave del solito”. Ma mi è sembrato che siano voci di minoranza. Personalmente trovo che sia triste quando un luogo pubblico viene chiuso all’accesso dei “foresti” ma capisco anche che talvolta si renda necessario, se chi arriva da fuori non sa godere della bellezza e dalla spiritualità del luogo ma lo usa per i suoi (passatemi il termine) “porci comodi”.

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