Descrizione
È di nuovo a febbraio e ogni anno in questo mese abbandono le tristezze e le arrabbiature a sfondo politico-sociale e mi riconcilio coi miei concittadini. Perché partecipo al convegno nazionale del FAI, Fondo Ambiente Italiano. Questo incontro di quasi mille italiani di ogni età e provenienza geografica non è certo l’unica occasione per accorgersi di quanta gente seria, intelligente, competente e motivata vive nella bistrattata Italia, ma per me questa è “l’occasione”, e la aspetto di anno in anno. Quest’anno a Parma, ma la città non conta; conta lo spirito con cui dirigenti e volontari si riuniscono e si incontrano, dialogano, ascoltano, pensano e – durante il resto dell’anno – agiscono. “Si ama ciò che si conosce, si protegge ciò che si ama” è uno degli slogan del FAI. Conoscere, amare, proteggere non solo opere d’arte e monumenti storici com’era quando il FAI nacque, nel 1975: oggi protegge, fa conoscere e fa amare un po’ di tutto tra ciò che rende l’Italia uno dei paesi più belli e più vari del mondo, aiutando sindaci di piccoli comuni di montagna, riaprendo negozi di quartiere uccisi dalla grande distribuzione, dando lavoro a imprese edili, centri di restauro, guide naturalistiche, famiglie di allevatori e contadini, favorendo il ritorno dell’agricoltura nelle terre abbandonate, conservando la memoria del glorioso passato industriale nazionale; e altro ancora. Il FAI crea lavoro e fa girare l’economia. In due giorni di convegno si parla di tutto ciò, tra revisioni dell’anno passato e programmi per quello futuro. Senza ciance pseudopolitiche, senza battibecchi buoni per i like sui social… e senza essere pagati. Domenica sera tornando a Genova in treno pensavo che sarebbe bello avere un giorno in Italia una classe politica che pensi, parli, agisca come i soci FAI. Siamo duecentoventimila, su sessanta milioni di italiani è una nobile ma minuscola minoranza e chi “serve la Patria” attraverso il FAI mi pare abbia poca voglia di dedicarsi alla politica attiva; ma mi sembra che i politici professionisti avrebbero molto da imparare dal metodo FAI.