Una delle mie preferite letture pre-nanna è il mensile Le Scienze, ottima rivista scientifica divulgativa di medio-alto livello a cui sono abbonato dal lontano 1976; una delle cose più interessanti di questa pluridecennale lettura è il notare come lo stato delle conoscenze evolva col tempo, cambi e si modifichi con l’andare avanti dello studio e della ricerca. Cosa ovvia, giacché la scienza non possiede la proprietà – tipica piuttosto della teologia – di conoscere la Verità incontrovertibile, il dogma eterno e immutabile a cui credere senza porsi dubbi. La scienza indaga la natura, aumenta il proprio bagaglio di conoscenze ma non pensa mai di essere arrivata alla Conoscenza Perfetta, Totale e Definitiva (una conoscenza che solo Dio può avere). Dico benino, illustri scienziati che siete fra Codesti Lettori?
Negli ultimi mesi su Le Scienze ci sono stati tre articoli che secondo me bene illustrano questo continuo evolvere e modificarsi delle conoscenze scientifiche sotto i colpi dello studio, della ricerca e dei dati che ne scaturiscono.

1) I filosofi presocratici greci pensavano che gli elementi fondamentali della natura fossero quattro: aria, acqua, terra, fuoco. Si capì poi che questi Magnifici Quattro, lungi dall’essere fondamentali, erano composti dai 92 (circa) elementi della tabella di Mendeleev, a loro volta formati da atomi (a-tòmos = non divisibile) i quali non sono per nulla indivisibili bensì sono formati da protoni, neutroni ed elettroni; infine si capì che i protoni eccetera sono formati da quarks, e qui si pensava di essere arrivati ai costituenti minimi della materia, finalmente…
Invece oggi c’è chi ritiene che anche i quarks siano dei composti; i componenti sarebbero particelle ancora più elementari, chiamati “preoni”…. (Le Scienze gennaio 13) e a ‘sti punti viene da chiedersi se questa regressio ad minimum avrà mai termine, se davvero esiste qualche cosa di “minimo”, qualche componente della materia che sia davvero fondamentale e indivisibile, o se la corsa al più piccolo continuerà per sempre.

Io, amante della scienza e credente, penso che Dio dev’essersi divertito parecchio nel creare questo universo strutturato a scatole cinesi una dentro l’altra; o forse in realtà per Lui tutto è di una semplicità disarmante, e siamo noi che troviamo tutto ciò complicato – posti come siamo a metà strada in senso sia geometrico sia temporale fra l’enorme (l’intero universo coi suoi ammassi di galassie e la sua vita di miliardi di anni) e il piccolissimo (le particelle elementari di dimensioni ultraminime e sovente di vita ultrabreve) E quindi forse si tratta soltanto di un nostro limite intellettuale più che d’un’oggettiva complessità della natura.

2) L’evoluzione dell’uomo, di Homo sapiens: un tempo si parlava di “albero evolutivo”, ritenendo che col passare del tempo nella famiglia delle scimmie antropomorfe, i Primati, si fosse evoluta una linea di ominidi che col passare delle generazioni si fosse vieppiù “umanizzata” perdendo progressivamente le caratteristiche “scimmiesche” e assumendo caratteri umani: postura eretta, aumento delle dimensioni del cervello, linguaggio, perdita dell’alluce opponibile, senso artistico, uso di utensili eccetera… Ormai il pensiero corrente è che non ci si stato un “albero” ma piuttosto un “cespuglio evolutivo”, ovvero che diverse specie di Primati abbiano progressivamente assunto caratteri umani contemporaneamente e parallelamente. Da specie più antiche, come l’Ardipithecus ramidus a cui apparterrebbe uno scheletro studiato recentemente – e descritto nel numero di aprile di Le Scienze – sarebbero derivate varie specie del genere Homo di cui alcune (almeno l’uomo di Neanderthal, lo “hobbit” uomo di Flores e il nostro Homo sapiens) hanno convissuto un po’ insieme sulla terra, poi per varie ragioni le altre si sono estinte ed è rimasto il solo Homo sapiens.

Io, il solito amante della scienza credente, mi chiedo: chissà quando e come quel concetto metafisico che suolsi definire “anima” è entrato a far parte del gioco dell’evoluzione umana? Solo il sapiens ha/ha avuto a che fare con l’anima, o anche gli altri “cugini”? I neanderthal se non erro seppellivano i morti e avevano un qualche senso artistico, questi sono indizi della presenza di una “anima” anche lì da loro? E prima?
Sono dubbi che scientificamente non hanno nessun valore e teologicamente nemmeno, soprattutto perché mi pare non ci sia alcuna possibilità di avere risposte, né scientifiche né teologiche.

3) molto più semplice il terzo argomento: i medici sono stati convinti per decenni che i radicali liberi sono dannosi perché favoriscono l’invecchiamento degli organismi viventi (quindi anche delle persone umane) e gli antiossidanti – le vitamine – fanno bene perché combattono i radicali liberi. Ora pare che ciò non sia sempre vero, ci sono prove che a volte accada il contrario: i radicali liberi possono allungare la vita e troppe vitamine uccidono. Meditate, gente, meditate, prima di entrare in farmacia…

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