E’ stata giusto un mese fa, la Val Maira, primo f/s di luglio al Campo Base, rifugio comodo da raggiungere in quel di Chiappera, Acceglio, CN, 1600 metri e 5/7 gradi di temperatura alle 8 del mattino!!! Qui a Sanremo siamo sui 31 da giorni e/o settimane, quando ripenso a quel tendone in cui abbiamo dormito sui letti con le coperte da rifugio, tremacchiando di freddo nella notte, mi commuovo e dal sudaticcio ciglio sgorga una lacrima di nostalgia.
Poi l’odore di erba umida del mattino, il cielo stellato della sera, il verde dei monti intorno, la cena comunitaria (forse non eccelsa di qualità ma chi s’en froi) al tavolone di legno, tutta la retorica della montagna estiva ma mannaggia quanto mi manca, ‘sta montagna estiva!

Bella la gita, dalle sorgenti della Maira sopra Saretto (1650 m circa) ai laghi Visaisa e Apzoi (‘sti occitani, che nomi!) al colle Enchiausa (1740 m) poi giù verso Pratorotondo (1650 again): boschi di larice, prati fioriti, erbe rade fra i massi, comitive di escursionisti tedeschi, macigni nudi, solitari camminatori con cagnetto al seguito, vette grigie di contorno, pietraia sbriciolata ripida e un poco scivolosa, pranzo sdraiati in cima al colle, indi discesa ripercorrendo gli stessi ambienti naturali dell’andata, solo al rovescio, e invece della pietraietta infida d’alta quota un pezzo di nevaio per chi voleva fingere di sciare. Io no, io otto anni fa su quei nevaietti scendendo dal colle Enchiausa ci ero scivolato e mi ero arrabattato il ginocchio “sano”, quindi stavolta non mi son fidato e mi son fatto con lentezza la discesa sui sassi evitando la neve.

Lunga, la gita, un 6 ore in tutto circa, pausapappa compresa, ma anche chi brontolava che non ce l’avrebbe fatta invece ha camminato tutto il camminabile senza svenire. Al massimo qualche ciocchetta, che è da mettere in conto.
Bella anche Chiappera, borgata in pietra in rapido restauro ben condotto, da passarci una settimana di ozio e fresco ogni anno, sarebbe. Dico per dire, ipotizzo… E niente male anche Dronero, giù in fondo valle, bella cittadina piemontese coi suoi portici, qualche pasticceria, quell’aria bella sabauda che una città del Cuneese è giusto che abbia. Ma non era già più montagna, era fondovalle, è diverso…

Comunque quei due giorni-due notti al rifugio-tendone, me li son proprio goduti.

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Porquerolles-Hyères risale invece a fine luglio, sapete com’è, due anni di matrimonio il 28, insomma, giusto per così… è stata la quarta Porquerolles, ed è sempre un gran bel posto. Quel mare col colore dei tropici, magari più freddo (ma sai che goduria sentir freddo sul corpo in questo fetente infame torrido fineluglio?) ma di una limpidezza e trasparenza che non so perché lì sia così speciale, sarà il Syndicat d’Initiative che gli versa i coloranti-sbiancanti dentro, boh? Poi il solito piacere di girare in bici fra le pinete, il fracasso delle cicale – la sete: ho persino bevuto un bel sorso di coca cola! – i gabbiani grigiastri che venivano a razzolare intorno ai nostri croissant sulla spiaggia, i pini sulla spiaggia che ci riusciresti quasi a dormir sotto se non fosse che benché giorni feriali essendo in piena estate c’era sempre un po’ di voci e di bambini nei paraggi, ma già star sdraiati all’ombra accanto al mare è un piacere ineffabile quasi (quasi) come sedersi sotto un larice alpino e respirare il profumo di resina.
La Hyères vecchia è sempre carina, così provenzale nell’architettura e araba nella popolazione. Carino l’Hotel du Soleil coperto di vite americana, peccato la camera angusta e caldissima, ma volendo spender poco…

Promette bene anche la penisola di Giens sul lato di ponente, il promontorio dopo le saline, una zona di macchia mediterranea simil-Porquerolles, non ci si aveva mai pensato ma quello sguardo dato merc mattina prima di ripartire per casa fa ben sperare. Da studiare meglio next time.

Poi il fungo atomico dell’incendio di Saint Maximin sullo sfondo, la famiglia di fuggitivi dalle fiamme arrivata in albergo martedì mattina (anzi nella notte)… Passerà, ‘sto cazzo d’estate, prima o poi.

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I Birkin Tree (Betulla) sono savonesi ma fanno musica irlandese di alto livello, la suonano anche in Irlanda. L’han suonata, insieme ad altri gruppetti e a una elegante arpista, sabato l’altro a Perinaldo, 600 metri di collina e olivi fra Bordighera e il Monte Toraggio (splendido, ingrigito dal crepuscolo, scendeva giù un refolo d’aria fresca dalla montagna, una voglia di essere fra i larici dei 1800 a godermi il venir notte, comunque anche Perinaldo coi suoi vicoli ripidi e rebigati non era niente male). Bravi, il Fabio Rinaudo che suona la “uillean pipe” (una piva a braccia, forse simile alle cose elettroniche che suona Hevia, o forse no), zebigboss della banda, e amico di Dona, ha messo su un bel gruppo, e forse il sax c’entrava poco, ma insomma, a me il sax piace, la piva pure, Perinaldo anche quindi mi son proprio goduto la serata, non ostante il sonno della mezzanotte e mezza. Avrei voluto tornare a Sanremo via San Romolo e conseguenti boschi, ma tutti dicevano che scendere a Bordighera era più rapido, pazienza niente boschi bainait. Devo ammettere che di palme e olivi ce n’ho un po’ le palle piene. Tutte le estati è così, poi arriva settembre e l’amore per la Liguria ritorna impetuoso. Ma in luglio-agosto, la lascerei volentieri ai padani e me ne fuggirei sull’Alpe, là dove salta il camoscio e tuona la valanga. Va be’, idee così…

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