Neve sugli abeti, sui prati dove d’estate pascolano le mucche ed ora scivolano i fondisti, sui campanili rossi aguzzi o verdi a cipolla, sui piccoli cimiteri tirolesi con le croci in ferro battuto e le lapidi che ricordano i caduti – asburgici – della Grande Guerra, cimiteri raccolti intorno alle chiese ai margini dei paesi.
Paesaggi quasi monocromatici sotto il cielo grigio, simili ai quadri fiamminghi del Quattro-Cinquecento. Bruegel o giù di lì. Come la foto delle mura di Cracovia innevate che feci dalla finestra dell’albergo ancora un po’ socialista in cui dormimmo la notte del circa 2 gennaio 1995, nel tour Vienna-Cracovia-Auschwitz-Olomuc-Praga.

Camminare nelle abetaie nella neve folta e soffice, qualche impronta di animale, lunga e stretta (lepri?, i rami degli alberi carichi di neve, qualche cucciolo d’abete sepolto che spunta solo per la punta, il silenzio, stupenda l’abetaia di Welsberg (Monguelfo), nell’alta val Pusteria, una salita non ripida sotto una nevicata sottile in un bosco che faceva tanto Walt Disney, d’estate sicuramente spuntano fra gli alberi gli occhioni di Bambi e degli animaletti di Biancaneve.
Niente male anche lo spezzatino di cervo (a proposito di animaletti…) al ristorante Dolomiten, Dona cos’ha mangiato? Non ricordo.

Le abetaie innevate si possono percorrere anche in macchina, dall’Alpe di Rodenegg verso la piccola e ombrosa valle di Luson il panorama abbraccia monti e cielo e sole e boschi verdi scuro.

La Jochtal è una valletta percorsa in lungo e in largo da piste di fondo dove puoi camminare senza disturbare i fondisti, giocare a far lippa coi rami bassi degli abeti e schizzare la neve tutt’intorno, fotografare Borsacchiotto seduto nella neve sotto un masso. C’è un ruscello mormoroso di scrosci e massi che mi ricordava con malcelata nostalgia quelli che scorrono tra i prati di muschi nei boschi radi di larici delle Alpi occidentali dove si facevano i campi estivi con gli scout, che voglia di sedermi intorno al fuoco alla sera a cantare
Terra della betulla, patria del castoro
là dove errando va, il lupo ancor
voglio tornare ancor
là sul bel lago blu
bumbidiaidi bumbidiaidi bumbidiaidi bù
Il cuore mio nostalgico
qua nelle basse terre
vuole tornare a voi
monti del nord…
Nostalgia dei fuochi serali nei boschi alpini che si accompagna a quella delle notti all’addiaccio a dormire sotto le stelle (ultime al campo del WWF in sardegna, agosto 96). Ma mai perdere la speranza!

Il vino Palestina non è ebreo né musulmano, lo fanno a Auer (Ora), al confine meridionale del Sudtitolo, costa 17850 alla bottiglia ma se li merita tutti. Un vero rosso da meditazione, non so descriverlo con tutti gli aggettivi giusti ma insomma, buonissimo! Onore al merito del ragazzo del bar di Campo Tures che ce l’ha presentato.

Mario e Silvana, sono due cinquantenni veneti simpaticissimi e affettuosi, con cui abbiamo condiviso il tavolo per la colazione e la cena e le partite a Machiavelli e lo spumante di Capodanno, dieci anni che stanno assieme abitando a 25 km di distanza, dieci anni che vanno appena possono lassù, Pension Weinberg, Raas 52, Naz-Schabs (BZ) ospiti della cordiale Familie Messner, Sepp, Brigitte e i tre figli, un ottimo posto per un periodo di vacanza a buon prezzo e abbondante pappa in un piccolo altopiano di mele e prati con vista su Brixen, praticamente al centro dell’Alto Adige.

Le vie di Bressanone, Brunico, Vipiteno (come fa da Sterzing a venir fuori Vipiteno?) eccetera sono ovviamente assai austriache, con le case colorate, le finestre sporgenti un po’ goticheggianti un po’ barocche, i portici, la cente che parla italiano con l’accento tetesco di Cermania e dice Puon Ciorno come i lanzichenecchi delle Sole Barbe nei racconti del Signor Martino nel Corriere dei Piccoli del ’67 (o come Mariulo alla route del Brenta quando fingeva di essere sfizzero) ma niente di quell’astio antitaliano di cui si diceva un tempo, sarà che di turisti italiani ce n’è a bizzeffe, tanto vale essere gentili con loro, no?
Niente di speciale i mercatini di Natale, splendido il chiostro gotico affrescato del duomo di Bressanone, che i vescovi di Brixen furono feudatari importanti per secoli, e si vede.
Bella anche, pur nel suo barocco-rococò, la chiesa dell’abbazia di Novacella, che sarà anche un tempio del sapere con una biblioteca di 76000 volumi, ma Dio che freddo alla messa di Capodanno! Fuori erano – 10°, con anche un po’ di vento.

Nel viaggio di andata la Pianura Padana era piena di sole con la vista sulle Alpi da Ovada a Peschiera, al ritorno invece c’era la pioggia e, udite udite! la nebbia in Liguria! Erano nuvole bassissime, in realtà, ma l’effetto era come la nebbia, lungo tutta l’autostrada e anche dentro alcune gallerie, tra Savona e Sanremo. Mai vista una cosa così. Robbe dei matti!!!!

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