Mi succede talvolta di pormi il quesito “cosa fa l’anima dopo che il corpo umano entro cui essa alberga ha smesso di esistere?”. Diciamo pure che le disavventure di Donatella di quasi due anni fa mi aiutano a tener vivo il pensiero su questo argomento. E la facilità con cui continuo a trovare parcheggio per l’automobile anche nelle situazioni più improbabili contribuisce pur’essa (senza scendere ora nei dettagli, magari in futuro…).
Vero è che essendo io – o almeno dichiarandomi – cristiano cattolico la risposta a questa domanda dovrei averla bell’e che pronta, ma saranno poi tanti gli esseri umani forniti di fede che non hanno mai nemmeno una piccola perplessità ogni tanto?
Recentemente mi è capitato di imbattermi ripetutamente in pensieri e parole che ruotano intorno al tema della reincarnazione. Io non ho mai trovato interessante questo argomento e quindi sono curioso di capire perché l’ipotesi della reincarnazione piaccia a così tanta gente.
Dell’anima individuale umana si possono dare due ipotesi generali, mi pare: 1) esiste, 2) non esiste.
Se vale l’ipotesi 2) il problema non si pone, tutto ciò che è mente e coscienza, sentimenti e volontà, è solamente roba fisica biologica e quando il corpo fisico muore tutto finisce lì. Epicuro diceva che non bisogna preoccuparsi della morte perché quando ci siamo noi non c’è lei e quando c’è lei non ci siamo noi. E ciò vale, varrebbe, per gli esseri umani come per i gatti, le palme, i cani, gli abeti, i funghi porcini, i virus dell’influenza…
Nota a margine: ho già detto diverse volte che a me non piace troppo la disparità di trattamento di cui – secondo molte religioni – noi Homines sapientes godiamo rispetto a tutti gli altri esseri viventi, che quando loro muoiono col corpo muoiono del tutto mentre noi moriamo col corpo ma continuiamo a vivere con l’anima. Non mi piace granché, lo trovo ingiusto nei loro confronti, che non sono certo peggiori di noi agli occhi di Dio, nemmeno le zanzare tigre e le ortiche. Ma lasciamo stare.
Se vale l’ipotesi 1), su ciò che accade all’anima dopo la morte fisica c’è solo l’imbarazzo della scelta tra le millanta religionifilosofieteorie che offrono risposte similiidenticheanaloghediverse e certamente ciascuno riesce a trovare o qui o là la risposta che più gli si confà.
A fine settembre sono stato invitato in qualità di direttore del Gazzettino Sampierdarenese a un convegno sul paranormale organizzato da una società di counseling e channeling (che roba è? Wikipedia lo sa) di San Pier d’Arena e ho ricevuto in omaggio un libro sui “viaggi astrali” scritto da uno dei conferenzieri.
In ottobre ho dato in prestito il libro all’amica Maria Teresa di Sanremo, che oltre a essere in generale una mente profonda e acuta ed essere stata storicamente l’amica più Amicastorica di Donatella (senza offesa per le altre) mi pare sia anche molto interessata a queste faccende semimetafisiche.
In novembre MT conversando ha toccato una o due volte il tema reincarnazione e una sera mi ha mandato le foto di due pagine del libro in questione, pagine in cui l’autore viaggiatore astrale parla dell’anima e di cosa essa fa per sbarcare il lunario durante i secoli. E allora ci ho riflettuto un po’ su…
Leggo: “Non sappiamo la natura ultima dell’Anima…ma certamente questa particolare forma di
Riflessioni varie:
1) quelli che abbondano con le maiuscole, o scrivono in tedesco o mi fanno storcere il naso. Nomi e addirittura avverbi: Anima, Acqua, Oceano, Energia Madre, Vita, Corpi, Eternamente… Ho sempre pensato che le maiuscole son trucchi per imbonitori, chi ha merce buona da vendere non ha bisogno di far tanto sciato.
2) Energia Madre….. perché tanta gente ha paura di pronunciare e scrivere quella paroletta di poche lettere: Dio. Ci si sente ridicoli a chiamarlo per nome? Bisogna per forza usare perifrasi e metafore? Boh, contenti loro…
3) ogni tanto vorrei essere ateo e materialista. Non lo sono e non lo sarò mai ma a volte penso che gli atei forse non sono fuori di testa quando dicono che la fede religiosa, l’anima e compagnia bella servono soprattutto per esorcizzare l’angoscia della morte, e che ci facciamo un sacco di chiacchiere per convincerci che non è vero che “Unica è la morte. Niente oltre, niente di più” come cantava Branduardi.
La morte non come cessazione ma solo come cambiamento… Ma se invece fosse veramente una cessazione sarebbe poi così grave? Ma davvero l’universo ci considera così indispensabili da pretendere che noi continuiamo a esistere esistere esistere?
Per carità, la vita oltre la morte è uno dei pilastri su cui si poggia la mia fede cattolica, come posso permettermi di dubitarne? Addirittura si prega “Credo la resurrezione della carne” (Romani 8,11) che è forse anche più impegnativa della mera sopravvivenza dell’anima.
Comunque per me il pilastro più pilastroso del cristianesimo è “ama il prossimo tuo come te stesso”. Che rimarrebbe essenziale e fondamentale anche senza sopravvivenza post mortem. Se avessi la certezza che la morte è soltanto cessazione e non cambiamento, se fossi certo che dopo la morte fisica non c’è più nulla, sono sicuro che il mio comportamento verso il mondo e verso gli altri non sarebbe diverso da quello che è ora. Non è il pensiero del Paradiso e dell’Inferno a farmi pensare e agire come penso e agisco, nel bene e nel male. E non credo di essere l’unico al mondo a pensarla così.
4) “attraversa numerose vite, ciclo terrestre, passaggio successivo”… insomma la reincarnazione. A me qui viene da applicare il Rasoio di Occam, grosso modo “non scegliere la soluzione più difficile se ne esiste una facile”. Che gusto c’è a complicarsi l’esistenza con un ciclo di nascite-morti-rinascite a volte migliori a volte peggiori, che non sai quando hai incominciato e non sai quando finirai? Non è più semplice che si nasce una volta sola, ci giochiamo la nostra partita e poi si vede cosa abbiamo vinto e la faccenda finisce lì? Cos’è, ci inventiamo l’anima perché abbiamo paura di morire e ci inventiamo la reincarnazione perché abbiamo paura dell’inferno e preferiamo restare attaccati al mondo più a lungo che si può per evitare i cazziatoni divini? Qual è il fascino della reincarnazione? Di una reincarnazione che non lascia memoria di sé, ogni vita non mantiene memoria delle vite precedenti, io potrei anche essere stato cavaliere errante, can da trìfule, idraulico a Caltanissetta, capodoglio, ministro del re di Spagna, abete bianco, ballerina classica, salmone norvegese, besagnino in Sarzano, ma se non ricordo nulla delle esperienze vissute in precedenza che me ne faccio di aver vissuto tutte quelle vite? Non capisco cosa trovino di affascinante nella reincarnazione quelli che ci credono, quelli che ci sperano, quelli che addirittura cercano il modo di conciliare reincarnazione e cristianesimo. Lieto se qualcuno saprà darmi una spiegazione comprensibile. Grazie.
Ah, quasi dimenticavo: BUON NATALE !!!